Segreto di Stato: il suo uso patologico

Segreto di Stato di Giovanni Fasanella e Claudio Sestieri con Giovanni Pellegrino
Segreto di Stato di Giovanni Fasanella e Claudio Sestieri con Giovanni Pellegrino in versione cartacea

Segreto di Stato è il libro di intervista al presidente della Commissione bicamerale d’inchiesta su terrorismo e stragi, Giovanni Pellegrino. Scritto nell’imminenza della fine dei lavori di indagine, aveva l’obiettivo di delineare i risultati raggiunti al grande pubblico.

Istituita per indagare sugli episodi più oscuri della storia del dopoguerra italiano, la Commissione d’inchiesta si è quindi occupata di un lungo arco temporale. Difatti, plurimi sono stati gli atti di terrorismo compiuti in Italia nel corso degli anni. Una lunga scia di sangue e complotti, rimasti perlopiù senza verità e giustizia.

L’organizzazione segreta paramilitare di Gladio, il Piano Solo ed il golpe Borghese, la strategia della tensione e il delitto Moro. Sono alcune delle indagini affrontate. Crimini efferati, frutto di cospirazioni politiche e ideologiche. Quasi sempre accomunati nel medesimo scopo: tenere la sinistra lontana dal governo del paese.

Il Segreto di Stato

Segreto di Stato vuol significare l’uso patologico che del vincolo giuridico se ne è fatto in Italia. Nel nostro paese, pregiudicare la divulgazione di una determinata notizia è il fine ultimo per coprire connivenze e contiguità indicibili. Anche a distanza di decenni. D’altronde, non è altrimenti spiegabile il perché, invece, in paesi esteri, trascorso un determinato periodo di tempo, il segreto può essere disvelato.

È una singolarità per la quale il presidente Pellegrino trova una risposta. Gli atti terroristici consumati sul suolo nazionale avevano punti di contatto: con il mondo politico, certo; altrettanto è a dirsi per i servizi segreti. Ma ad essere insospettabili sono i rapporti tra terroristi di segno diametralmente opposto.

Coprirsi tutti vicendevolmente

Si è parlato spesso di servizi segreti deviati. Solo una parte, la minima. Eppure, è stato anche detto chiaramente da chi di quel mondo faceva parte: non si faceva nulla che derivasse da un ordine politico. Sappiamo di intere strutture, interne ai servizi segreti, del tutto parallele rispetto a quelle ufficiali. Spesso comunque dominate, al vertice, da appartenenti alla loggia massonica Propaganda 2. Era pressoché l’intera organizzazione spionistica a rispondere ad interessi contrari a quelli dello Stato. Con la politica a farne uso.

Così come interessanti sono i collegamenti tra terrorismo nero e rosso: avrebbero dovuto perseguire obiettivi opposti, in realtà li vedremo operare entrambi al fine di tenere il partito comunista fuori dal governo. Abbiamo tracce che ciò si sia realizzato non solo in ambito interno, ma anche a livello internazionale. La scuola parigina Hyperion, la falsa agenzia di stampa Aginter Press di Lisbona – reti di collegamento per il terrorismo internazionale, in cui il colore di appartenenza sfumava.

Anche a livello internazionale

Ecco, quindi, rendersi evidente la necessità del segreto di Stato. Sarebbe meglio dire, l’oblio di Stato. Tutti i personaggi a vario titolo implicati nelle diverse vicende che a lungo hanno sconvolto l’Italia – siano essi mandati o manovalanza – hanno la necessità di tacere l’uno dell’altro. È un quadro, poi, ulteriormente complicato dal fatto che entrambi gli schieramenti rispondessero a contesti geopolitici differenti.

È un dato noto dell’Italia nelle file atlantiche sotto l’egidia americana e Nato, sebbene nel nostro paese fosse presente il più grande partito comunista occidentale. Tale era il fattore di preoccupazione per gli atlantisti: il timore di una rivoluzione, agitato come uno spettro ancor prima della fine del conflitto mondiale, che avrebbe sconvolto gli equilibri di potere internazionale.

Come sostenuto da Antonio Cipriani e Gianni Cipriani, l’Italia era davvero un paese a Sovranità limitata. Uno Stato dove il partito filoatlantico doveva governare ininterrottamente. E lo farà, con la Democrazia cristiana. Nonostante ciò, non mancheranno le aperture a sinistra, volta per volta sempre più preoccupanti per gli atlantisti. Sostanzialmente, l’obiettivo dei comunisti fuori dal governo sarà raggiunto. Ad ogni costo.

Un primo approccio: il Piano Solo

Il segreto di Stato si dipana in molteplici direzioni. Chi temeva il partito comunista italiano, non si limiterà semplicemente a chiederne, velleitariamente, la messa fuorilegge. Nessuno resterà semplicemente a guardare, in attesa della rivoluzione. Si approntarono organizzazioni segrete parallele e piani che ben potremmo definire eversivi.

È da tutti conosciuto il fatto che il disegno delle strategie anticomuniste venne esplicitato pubblicamente. Rifacendosi ai manuali Nato sulla guerra non ortodossa, all’hotel Parco dei Principi di Roma si delineò quella che sarebbe stata la strategia della tensione. Organizzato dall’Istituto di studi militari Alberto Pollio, finanziato dal servizio segreto italiano: lo Stato discuteva di come sovvertire sé stesso.

Difatti, qualcosa si era già mosso. È il 1964. Il Sifar porta avanti da tempo – partendo dall’ampia documentazione già accumulata dai tempi dell’Ovra – una grande operazione di schedatura. Di chi? Personaggi politici, sindacalisti, simpatizzanti. Tutti comunisti. A soffiare sul fuoco dello spettro rivoluzionario sono i servizi segreti stessi, alimentando nel presidente della Repubblica Antonio Segni il sospetto che qualcosa stesse per accadere. Tornato da un viaggio in Francia nel febbraio di quell’anno, l’organizzazione mostrata da quel paese nella lotta al comunismo lo convinse definitivamente nel far studiare un piano per l’Italia. Nasce il Piano Solo.

Colpo di stato o intentona?

A parlarne con estrema chiarezza è Mimmo Franzinelli nel suo libro Il piano Solo. Sostiene l’autore, così come il presidente della Commissione parlamentare sulle stragi, che non fu vero colpo di stato. Piuttosto, nel 1964 abbiamo una dimostrazione di intentona. Nei fatti, forse non si voleva davvero procedere al colpo di Stato, ma tutto era pronto nel caso servisse. Come la lista di persone – comunisti – da internare appena si sarebbe passati all’azione. Il piano venne elaborato e chi doveva saperne dell’esistenza, sapeva.

Il primo centrosinistra organico era entrato in crisi e le parti – Democrazia cristiana, Partito socialista italiano, Partito socialista democratico italiano e Partito repubblicano italiano – non trovavano l’accordo per ricomporsi. Troppe le pretese a sinistra per tornare a governare insieme. Le riforme, si sosteneva da parte atlantica, avrebbero attivato una spirale rivoluzionaria.

Il 16 luglio 1964 il comandante dell’Arma dei carabinieri, che quel piano l’aveva preparato, incontrerà sia il presidente della Repubblica, sia i vertici politici democristiani. Questi ultimi insieme al capo della polizia. Di lì a poco, i socialisti avvertirono il rumore di sciabole. Il giorno seguente le parti trovarono l’accordo, con la rinuncia alle riforme. Il Piano Solo aveva svolto la propria funzione.

Qualcosa di simile si svolgerà anche nel 1970. Siamo in dicembre, e quelli che verranno poi giudiziariamente definiti come dei nostalgici fascisti, in realtà andarono oltre. Un piano era stato elaborato anche per tale occasione e, almeno nel caso del Viminale, si passò all’azione, occupandolo. Senza risposta è rimasto l’interrogativo su chi abbia dato l’ordine di desistere. Era il golpe Borghese.

Il segreto di Stato sul delitto Moro

La Commissione parlamentare d’inchiesta ha dedicato ampio spazio dei suoi lavori al delitto Moro. Nel ricordare lo statista nel ventennale dal delitto, con un discorso pronunciato dinanzi alla Camera dei deputati, il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro chiese della mancata individuazione dei mandanti.

Più tardi, una successione di processi riuscì a raggiungere i responsabili dell’orrendo crimine. Ma le intelligenze criminose che scelsero, mirarono e centrarono il bersaglio in quel momento politico essenziale, sono comprese in quei processi?

Oscar Luigi Scalfaro, Giornata in memoria di Aldo Moro, 9 maggio 1998

Sebbene il richiamo presidenziale fece scuotere la Commissione d’inchiesta, portandola ad indirizzare il proprio lavoro sui fatti che coinvolsero Aldo Moro e la sua scorta, nulla ebbe ad aggiungere lo stesso presidente Scalfaro. In sede d’inchiesta, comunque, si è portata avanti l’analisi e tentato un approccio diverso. Come sostenuto dal presidente Pellegrino, grande rilievo è stato dato alle carte scritte da Aldo Moro.

Rivenute nello stesso luogo, in due distinti momenti, il loro contenuto ha rappresentato sicuramente oggetto di interesse. Il sospetto avanzato è che tra le trattative portate avanti, quelle per impadronirsi degli scritti dalla prigionia furono le uniche in cui chi poté investì le proprie energie. Molti erano i soggetti, interni all’Italia ed esterni, interessati a venire in possesso di quelle carte. Le vicende di cui siamo a conoscenza sembrano confermare tale indirizzo: la consegna dei documenti che ebbe un destino diverso dalla salvezza della vita di Aldo Moro.

Il Segreto di Stato nel Mediterraneo

In Segreto di Stato, il presidente della Commissione d’inchiesta sul terrorismo e le stragi esplicita le conclusioni tratte al termine dei lavori. Nel nostro paese – se ne dice convinto – si è combattuta una vera guerra civile, seppure a bassa intensità. Tale è da inserirsi non solo nel contesto, largamente conosciuto, della divisione mondiale est-ovest.

La lotta avrebbe interessato anche il nord e il sud all’interno del bacino del Mediterraneo. Le stragi sarebbero il precipitato di molteplici scontri, condotti a livello geopolitico mondiale, ognuno nel perseguimento della propria strategia. L’Italia ne fu il terreno di scontro, con l’interesse a mantenere un livello di destabilizzazione sufficiente a tenere il governo nei ranghi.

D’altronde, si ha conoscenza dell’interessamento del Mossad per la strategia della destabilizzazione stabilizzatrice. Sappiamo del tentativo di sostegno offerto dal servizio segreto di Israele alle Brigate rosse, il quale non avrebbe però avuto esito positivo. Da questi, per ovvie ragioni, mal sopportata era anche la politica italiana filoaraba, portata avanti da Moro e Andreotti. Una politica di segno opposto a quella atlantica di sostegno ad Israele, non ben vista oltreoceano.

Tuttavia, in questa chiave di lettura di prima approssimazione, occorre aggiungere l’intralcio italiano agli interessi degli altri Stati europei nell’area mediterranea.

Colpi di stato in Libia e Tunisia

Libia, 1969. Muʿammar Gheddafi guida un colpo di stato per la conquista del potere. A sostenere il putsch – se ne dice convinto il presidente Pellegrino – è l’Italia. D’altronde, i particolari dell’azione e i futuri incarichi nel governo libico vengono decisi poco prima in Italia. Il colpo di mano in Libia lede interessi economici e strategici, sia europei che americani. Non italiani. Mentre l’Eni riusciva a partecipare alla realizzazione della prima grande raffineria libica, si rinsalderanno anche i rapporti con i politici italiani.

L’attivismo italiano non è destinato a fermarsi a tale episodio. Sarà l’ammiraglio Fulvio Martini a rivelare, nel 1997, del sostegno italiano ancora ad un colpo di Stato, questa volta in Tunisia.

Il Mar Mediterraneo si presenta come una grande scacchiera, in cui ognuno fece la propria mossa, muovendo anche pedine rimaste nell’ombra. Tutte azioni che risulteranno dettate non soltanto dalla guerra fredda, dal conflitto est-ovest, ma anche nord-sud.

Il segreto di Stato che non si vuole disvelare

La strada della violenza – prima indiscriminata, poi selettiva – avrebbe dovuto portare a un colpo di mano. Una svolta decisa e conservatrice, non necessariamente verso destra o con un vero colpo di Stato. L’obiettivo era pur sempre tenere il partito comunista dall’area di governo. Era, quindi, sufficiente la stabilità centrista del governo italiano.

D’altronde, una presa militare del potere in Italia, come avvenuta in Grecia, era ritenuta poco praticabile. Tuttavia, il colpo di stato veniva agitato, ad avvertire le parti coinvolte che tutto poteva succedere.

La verità sul lungo periodo oscuro della nostra storia è ancora lontana dall’essere rivelata. Le protezioni, i ricatti e i condizionamenti politici continuano ad imperare. Gli autori di Segreto di Stato forniscono il loro importante contributo per la comprensione di quanto accaduto in Italia. Si tratta, sicuramente, di un libro da leggere.

Segreto di Stato è un libro uscito un po’ di anni fa. Pertanto, è possibile acquistarlo soltanto tra i libri usati, cercando su eBay.

Pubblicato da Gianluca

Sono Gianluca, autore di Il viaggio è nei libri, il blog semplice e intuitivo su ciò che sfoglio e pronto ad ispirarvi nelle prossime letture!