
Sovranità limitata è la storia di un paese che lotta contro sé stesso. Antonio Cipriani e Gianni Cipriani individuano un filo conduttore che permea e attraversa tutti i crimini di maggior impatto sociale perpetrati nel nostro paese, di cui tutti abbiamo contezza.
È la narrazione di un’Italia dalla doppia fedeltà, una costituzionale ed una atlantica – formula efficacemente sintetizzata anche da Francesco M. Biscione nel suo Il delitto Moro. Gli autori conducono questa loro indagine sugli avvenimenti del passato per accertare la verità e le loro connessioni reciproche. Il risultato è un libro lucido e pregevole, che si legge come un romanzo. Il racconto di una parte rilevante della storia d’Italia.
Sovranità limitata: una doppia fedeltà
Iniziamo, quindi, dalla duplicità che viene ad insinuarsi nel nostro paese fin dalla Seconda guerra mondiale. Lo sbarco delle truppe americane in Sicilia – siamo nel luglio 1943, è l’inizio della Campagna d’Italia – porta a costituire le prime trame e connivenze tra angloamericani e anticomunisti. Sebbene lo scopo precipuo fosse la sconfitta del nazifascismo, tra gli Alleati inizia ad aleggiare uno spettro: l’imminente invasione comunista in Italia.
La guerra è ancora di là da finire, che già si staglia all’orizzonte il nemico del prossimo futuro. È l’epifania della divisione in blocchi del mondo e dell’anticomunismo che segnerà la storia della parte atlantica del globo.
Il fatto che a combattere il fascismo in Italia sia la Resistenza a larga partecipazione comunista, fa nascere la nostra grande contraddizione interiore. Da un lato, il contributo comunista all’aver portato l’Italia sulla via democratica. Dall’altro lato, la sottomissione al nostro nuovo e grande alleato americano, ci imporrà di avversare il pericolo rosso.
L’atlantismo ci imponeva di combattere proprio chi molto aveva dato alla nascita della Repubblica e partecipato alla stesura della Costituzione. Nasce quella che Giovanni Pellegrino, intervistato da Giovanni Fasanella e Claudio Sestieri in Segreto di Stato, definisce una guerra civile combattuta a bassa intensità. Le forze interne si scontrano in nome di interessi contrapposti: appunto, una fede costituzionale ed una atlantica.
Un paese da destabilizzare
Individuata l’origine della doppia anima che riverbererà poi in tutte le articolazioni dello Stato, abbiamo contezza del filo conduttore che interesserà tutta la strategia della destabilizzazione stabilizzante. Il disegno è noto: l’elaborazione di un piano affinché il partito comunista mai potesse arrivare al governo. Ciò su cui si riflette – e gli autori attingono a fonti personali e documentazione – è il passaggio avvenuto dalla teoria alla pratica.
Sappiamo che obiettivo primario fosse avere un governo che restasse quanto più ancorato a posizioni centriste e conservatrici. Governo, ricordiamolo, per anni ad ininterrotta guida democristiana, che vide il proprio leader Aldo Moro sequestrato e ucciso, quale stratega dell’apertura a sinistra. Molte informazioni è possibile rinvenirle nell’ottimo La tela del ragno di Sergio Flamigni.
D’altronde, che lo scopo fosse il permanere del centrismo alla guida del paese, è acclarato. Ben poco realizzabile si prospettava un’invasione sovietica; e, altrettanto priva di concreta attuazione si atteggiava il colpo di Stato militare. Portare i colonnelli al governo, come in Grecia, non era praticabile in Italia.
La teorizzazione della sovranità limitata…
Sovranità limitata è il libro che chiarisce quanto la fedeltà atlantica abbia influito e sia penetrata nello Stato, con operazioni ben oltre la legalità. Gli autori offrono la loro chiave di lettura: destabilizzare l’ordine pubblico per stabilizzare quello politico. E chi ne aveva interesse farà di tutto per trarne i propri vantaggi.
La teorizzazione della destabilizzazione stabilizzatrice – incredibilmente – venne discussa anche pubblicamente. L’occasione fu il Convegno sulla guerra rivoluzionaria, allestito all’hotel Parco dei Principi di Roma. Organizzato dall’Istituto di studi militari Alberto Pollio e finanziato dal Sifar – la denominazione con cui, ancora nel 1965, si indicava il servizio segreto militare.
L’evento vedrà la partecipazione di personaggi della più varia estrazione, che ritroveremo poi invischiati nelle vicende più oscure della nostra storia. Lo Stato si dilettava nel discutere di come sovvertire sé stesso.
… e la sua messa in pratica
La destabilizzazione del paese, facendo artificiosamente avvertire precarietà ed emergenza agli occhi della società civile, non venne soltanto discussa. Anzi, trovò sperimentazione pratica da epoca antecedente al convegno del 1965. È già sul terreno del terrorismo in Alto Adige che l’oltranzismo atlantico inizia a muovere le fila della guerra non ortodossa. La guerra controrivoluzionaria, strategia approntata dalla Nato, che sarebbe dovuta servire in chiave difensiva dal pericolo sovietico.
Sappiamo adesso un buon numero di cose, per dire che lo scopo non fu unicamente questo. È stata svelata la rete Stay Behind, che in Italia prese il nome di Gladio, così come di alcuni dei nomi tra chi ne ha fatto parte. Ci è stata rivelata l’esistenza del Centro addestramento guastatori, attivato fin dagli anni cinquanta. Una struttura di cui, molto probabilmente, se ne fece anche altro uso, al di fuori degli scopi ufficiali di Gladio.
I tentativi di colpo di Stato
Antonio Cipriani e Gianni Cipriani ci descrivono un contesto nel quale quei piani di guerra non ortodossa trovarono con continuità applicazione pratica in Italia. Ovvero, laddove serviva mantenere saldo, su di un dato orientamento, il governo in carica.
Nel suo libro dedicato specificamente agli eventi del 1964, Il piano Solo, Mimmo Franzinelli ci illustra di come non fu quello un vero colpo di Stato. La finalità atlantica del piano Solo la ritroviamo rinsaldata anche in Sovranità limitata. Si approntò un piano per cui, nel caso servisse, tutto sarebbe stato pronto. Comunisti internati ed una svolta presidenzialista per l’Italia. Le parti in causa ebbero conoscenza di cosa si stava muovendo intorno a loro. La crisi di governo venne sanata. Con il nuovo programma di governo filtrato dalle riforme che si ponevano d’ostacolo alla visione atlantica.
L’agitare il colpo di Stato è una strategia che ritroveremo nella storia d’Italia. Così è per il golpe Borghese del 1970 ed il golpe bianco di Edgardo Sogno del 1974. Sebbene del primo sappiamo che l’operazione ebbe inizio – con i golpisti entrati al Viminale – per poi ritirarsi su indicazione dall’esterno, l’obiettivo vero non era portare a compimento il putsch, quanto piuttosto destabilizzare. Chiunque prendeva parte al processo politico doveva risultare avvertito che le forze in campo sarebbero state pronte ad agire.
La Sovranità limitata in Italia
Se andiamo a scrutare, si tratta di una strategia perseguita quale che fosse il colore del terrorismo agente. È questo che documentano gli autori: quali che fossero le pedine che si muovevano, il disegno era unitario. D’altronde, si riusciva anche ad anticipare, da parte dei servizi segreti, chi avrebbe agito. Dirà il generale Vito Miceli: “Ora non sentirete più parlare del terrorismo nero, da adesso sentirete parlare soltanto di quegli altri”. Difatti, di lì in poi a perpetrare i loro crimini saranno le Brigate rosse, su cui il libro pure dedica ampio spazio d’indagine.
Sovranità limitata svela molto, permette di leggere stragi e delitti compiuti in Italia al lume di una trama che reca con sé diverse risposte ad aspetti altrimenti oscuri della nostra storia. Leggendo la saggistica dedicata al tema, non è un caso se troviamo Sovranità limitata spesso tra le opere citate. È un’opera brillante, di cui deve essere sicura la lettura.
Purtroppo, Sovranità limitata non viene più stampato. È possibile, però, cercare di reperirlo tra i libri usati cercando su eBay.